06
ottobre 2013
La bicicletta
Un
signore mi fece una proposta indecorosa: mi offrì una bici vecchia, arrugginita,
in cambio di una nuova. Non era un buon affare, ma accettai. Pensavo di
dipingere la vecchia bici Sieger con un colore azzurro calcina, o verde avocado
per l’uso urbano. Ho sempre pensato di fare un brevet con una bici
confortevole, con cerchio 28 e tubo della sella regolabile. In poco tempo,
risolsi di portare la bici dritta in assetto da corsa, sostituendo le manopole,
i pneumatici e il freno anteriore che non funzionava.
Venuto
a conoscenza del Brevet 200 km di Teutonia, pensai di partecipare con questa
bici. Era solo una idea, ma siccome pensavo di utilizzarla comunque per uso
urbano, risolsi di effettuare in casa alcune prove. Fu necessario cambiare
alcuni raggi della ruota anteriore, che non era possibile centrare, a causa
della grande ruggine. Mi procurai anche un tubo sella da 24 mm, più lungo, in
acciaio inox, per regolare l’altezza della sella. Montai una sella Brooks B-17,
che usavo con un’altra bici, e feci alcuni percorsi urbani. Passai gli
ingranaggi con liquido sgrassante, liberandoli della incrostazione ferruginosa.Fu
necessario ingrassare la pedaliera interna e l’asse anteriore. Il cambio era
danneggiato, a pedali fermi appariva un po’ troppo duro, meno male che ero
abituato con il cambio fisso. Scoprii che il colore verde originale poteva
essere in gran parte recuperato, con uso di Bombril e pulitore, e non avrei mai
commesso il sacrilegio di rovinare l’originalità della ‘Brutosa’. Misi una
camera d’aria di riserva attorno alla canna della sella, che risultava molto
lucida e che contrastava con il resto di ferro vecchio. Fui obbligato a
collocare una borsa da sella, senza perdere la originalità, utilizzando una
Brooks marron, delle stesso colore della bici e della sella. Collocai anche il
faro e le luci posteriori per uso notturno.
La
‘Brutosa’ era preparata, ma non io. Non stavo pedalando per niente e dovevo
fare qualche allenamento se volevo percorrere i 200 km di Teutônia. Sabato 28
settembre andai a fare un giro notturno solitario. Senza conta chilometri,
senza allenamento, senza conoscere la bicicletta, pedalai per 39 km in due ore,
su un percorso quasi piano. Gli ultimi km furono crudeli, con il vento
contrario, un po’ in salita e con il pneumatico posteriore sgonfio. Sentivo la
ruota incollata all’asfalto e pensavo dipendesse dal peso. Scoprii il pneumatico
forato quando si sgonfiò quasi del tutto, nel momento esatto in cui cominciò a
piovere. Che lavoro cambiare la camera d’aria della ruota posteriore, in una
bicicletta con parafango, con bagagliaio e leva del freno. Decisi di tornare a
casa gonfiando il pneumatico ogni 500, 400, 300, 200,100, 50 metri e poi
andando a piedi. Lasciai ferma la ‘Brutosa’ e rimasi pieno di dubbi e di paura
sul tentare di percorrere, con questa bici, i 200 km. Il percorso di Teutônia
presentava una salita forte, ma questo non mi preoccupava perché il camminare
non è il mio debole. Nella notte del 04 ottobre non sapevo ancora con che bicicletta
sarei andato, ma collocai un rinforzo nel parafango e un sigillante nei
pneumatici. Non desideravo correre il rischio di non completare il brevet a
causa di qualche foratura negli ultimi chilometri, che mi avrebbe fatto perdere
tanto tempo. Avevo il timore di rompere la forcella e il supporto del manubrio,
componenti deboli della ‘Brutosa’. Le ruote arrugginite e storte non mi preoccupavano,
solo mi disturbavano.
Fu
necessario uno schema speciale per collocare la bici nell’auto, senza dover
smontare tutto. Nell’ultimo giorno applicai un altro accessorio nella bici, una
targa numero 337 dell’anno 1956. I veicoli antichi meritano targhe speciali.
Nella borsa sotto la sella, misi un supporto di riserva del manubrio, in caso
di rottura.
L’uniforme
Decisi
di approfittare del brevet in terra germanica indossando un vestire tipico
germanico. A questo scopo comprai anche un cappello nuovo, piegabile, per
metterlo nel bagagliaio della ‘Brutosa’. Siccome prevedevo di camminare molto,
indossai scarpe da tennis Salomon nere. Prevedendo tempo caldo, sostituii le
maniche lunghe conun giubbetto impermeabile MC David bianco, e fu una buona
idea. Più sotto, al posto dei tradizionali pantaloni scuri, utilizzai bermuda
da ciclista. Sotto la maglia con manica lunga, indossai una maglia da ciclista
Teutônia Ciclismo. C’era qualche timore di trovare freddo nelle prime ore del
mattino.
Prima della
partenza
Arrivai
sabato pomeriggio a Teutônia e ne approfittai per fare un po’ di turismo con
mia moglie, visitando Colinas, Imigrante e Daltro Filho. E’ stato molto bello
conoscere l’antico Seminario e alcune strade del percorso.
Le
delucidazioni di sabato furono molto utili, perché avevo qualche dubbio circa
il percorso. Qualche gruppo arrivò in hotel alle ore 2.30 del mattino e fu svegliato
per raggiungere la partenza alle ore 4.00. Come minimo è una mancanza di
programmazione perché se uno pensa di riposare prima del brevet, è meglio
partecipare alla presentazione della partenza e dormire poi nell’onibus. Il
rituale di preparazione del corpo fu più lunga. Trattai i piedi con vaselina
per evitare attrito nelle camminate. Nella pelle protettore solare. Nelle parti
intime crema Chamois Adenosina.
Pedalai
sino al posto di partenza e potei individuare già la difficoltà della salita
nella partenza. Mi faceva paura la prima parte del brevet sino alla BR-386, strada
che era prima pedalabile, ma diventava poi difficile. In discesa avrei dovuto
frenare per evitare la mia morte in caso di rottura del supporto del manubrio.
O brevet
Partenza
con banda musicale e con la presenza di molti ciclisti: sembrava di essere in
un raduno ciclistico. Già nelle prime salite fu possibile percepire come
sarebbe stato difficile pedalare i 200 km con una bici pesante, senza cambio.
Ma all’inizio tutto è festa.
Il
percorso sui paralelepipedos fu tranquillo e ne approfittavo per scherzare con
gli altri ciclisti che procedevano lentamente. Arrivarono le salite prima della
BR-386 e ci volle forza ed attenzione perché c’erano molti ciclisti davanti a
me ed era utile attaccare le rampe con la massima spinta possibile. All’inizio
della salita la bici va bene, ma per raggiungere velocità è un sacrificio. In
alcune salite fui obbligato a scendere dalla bici, ma arrivai al PC-1 in meno
di 1h e 30 minuti. Nel PC-1 potei riempire le tasche con banane ed essere
intervistato da qualcuno che pare fosse della Rete Globo. Lasciai il PC-1
accompagnato da alcuni ciclisti conosciuti, con i quali potei pedalare e chiacchierare per un
po’ di tempo. Tra di loro c’era Taled e Maiquel. Poco dopo fummo raggiunti da
altri, tra i quali don Edson Menegazzi e il gruppo di Salto do Jacuì. Come avevo
previsto, potei pedalare ed essere superato da molti ciclisti e questo brevet è
stato molto speciale perché mi ha dato la possibilità di rivedere vecchi amici,
che non posso citare perchè non ricordo il nome.
Il
percorso della BR-386 fu tranquillo, nonostante alcune salitine che servivano
tuttavia a rilanciare poi l’andatura. Alcune volte superavo dei corridori. Non
trascuravola opportunità di canzonarli dicendo che io avevo una bici buona e
forte, a differenza delle loro ‘scartine’ di carbonio. Era solo uno scherzo!
Rapida
fermata per fare pipì, e via.
Un’altra considerazione su questo brevet: nonostante le camminate effettuate
per le salite, che furono molte, mi fermai poco.
Anche
la strada fino a Colinas non presentò grandi difficoltà. A Colinas fermata nel
PA – punto di appoggio alimentare della Prefeitura locale, con biscotti e
tramezzini. Venne fatta una foto ricordo, magari per qualche commerciante di
Sex Shop di Teutônia.
Il
percorso tra Colinas e Imigrante non è difficile, ma dovetti scendere alcune
volte dalla ‘Brutosa’. Maiquel mi seguiva e fu una cosa buona perché avanzavamo
conversando. Subito dopo Imigrante fummo sorpassati dal gruppo di don Edson
Menegazzi, che pedalava davanti. Tentai di seguirli nel vuoto d’aria, ma il
ritmo era un po’ troppo forte e preferii economizzare le energie. Avvisai
Maiquel che sarei andato più lento dopo Imigrante e lui andò con il gruppo.
Restai solo a pedalare. Dopo Imigrante la strada è bella e incontravo già i
ciclisti che tornavano dal PC-2. Nelle salite più ripide, la camminata era più
difficile con il caldo causato dalla camicia con manica lunga. I ciclisti con
biciclette moderne ritornavano veloci.
Era possibile ascoltare il fruscio dei pneumatici sull’asfalto e lo spostamento
dell’aria. Arrivando vicino al PC-2 pensavo già al ritorno e pensavo che avrei
dovuto farlo ancora camminando.
Nel
PC, vicino alla Chiesa, c’erano molti ciclisti e alcuni sembravano affaticati.
Presi del succo, qualcosa da mangiare e decisi di non fermarmi troppo, anche se
la conversazione era piacevole.
Arrivando
nuovamente a Imigrante, presi la sinistra per iniziare la grande salita sino al
Muro di Berlino. Subito dopo la curva, c’era una ragazza con un banchetto che
serviva Frukito gelato e barra di
cereale, una scena della Paris-Brest-Paris. Era impossibile non ricordare senza
saudades i francesi che, là in Francia, offrivano acqua, caffè e biscotti.
All’inizio della salita c’era un cartello che segnava la pendenza accentuata.
Mi sono fermato per fare una foto della ‘Brutosa’ sotto il cartello.
Salita
con camminata e caldo. Tutto a un tratto sentii il cuore battere forte e mi
ricordai di bere molta acqua dalla riserva che tenevo nella schiena, e fu una
iniziativa opportuna e importante. Camminavo conversando con altri ciclisti.
Alcuni passavano pedalando, altri si fermavano o ricominciavano la pedalata. Un
ciclista passò correndo (Luis Freitas). Gli chiesi se aveva intenzione di fare
tutta la salita correndoe mi rispose: “Sì, ho già corso 18 maratone!” L’ho
guardato mentre andava davanti correndo. Mi sentivo debole come camminatore. E’
buona cosa per ognuno poter usare con parsimonia le proprie forze. Non
controllai il mio tempo di salita, ma non mi fermai.
Arrivammo
al Muro di Berlino. Là, davanti al cimitero, c’era un’altra festa: offrivano
Picolé Energético Sorvebom. Il picolé era buono, ma fu molto buono sentire
l’animazione del proprietario della ditta che riceveva i partecipanti. Ci sono
cose che non hanno prezzo, come il picolé, perchè era gratuito.
Rota
do Sol, a mezzogiorno, con il sole. Salita, ancora salita. La carica del picolé
non durò molto, perché la fatica era grande. Non guardavo l’orario.
L’intenzione era quella di arrivare al Ristorante Bolsoi, PC-3, km 112 del
brevet, prima delle ore 14.00. Mi stavo prendendo senza energie e lo sforzo era
grande; pensai di fermarmi per gustare uno stuzzichino che tenevo nello zaino,
ma pensavo anche al piatto di pasta e alla Malzbier che avrei trovato a pranzo.
Divorai le mandole e bevvi molta acqua con isotonico. Pedalai con alcuni altri
ciclisti e ne sorpassai alcuni che erano più stanchi di me. Camminai in molte
salite e non avevo più la forza per far girare rapidamente i pedali. Contavo i
km chiedendo la distanza già percorsa ad altri ciclisti che mi sorpassavano in
salita.
Arrivai
finalmente al PC-3 e vidi subito l’auto di Moacir che era stata parcheggiata lì
vicino. Fui contento di vedere che aveva accolto l’invito di don Menegazzi ed
era là presente. Timbrai il cartellino e cercai un posto per stazionare la
‘Brutosa’. C’erano molti ciclisti e mi rinfrancai nel vedere che ero arrivato
là alle ore 12,40. Potevo riposare un po’. Incontrai Moacir, o meglio egli mi
venne incontro e mi fece alcune foto. Mi presentò sua moglie, che mi aiutò a
prendere la Matzbier. Pranzammo insieme. Anche don Menegazzi stava là e facemmo
una foto. Fui molto contento di incontrare questi amici. Incontrai Maiquel e
riprendemmo a pedalare insieme. Raggiungemmo dopo una coppia di sposi, amici di
Passo Fundo. La moglie mi disse che era rimasta un po’ seccata quando aveva
notato che io mi trovavo davanti a loro, nel ritorno dal PC-2, ma ora stavamo
insieme. Siamo stati un po’ di tempo insieme. In salita li sorpassavo e in
discesa loro erano più veloci e si scherzava a ogni incontro.
A
Boa Vista do Sul osservavo l’asfalto di buona qualità e i declivi, pensando di
venire a scendere in skate. Arrivammo nuovamente alla Rota do Sol e subito
dovetti scendere dalla ‘Brutosa’ a causa della salita. Ancora alcune salite
lunghe e difficili prima di arrivare alla discesa della serra. In discesa fui
obbligato a frenare. C’erano alcune buche e avevo paura per la forcella che
vibrava a causa del cerchio anteriore
molto storto.
Westfalia,
entrata per Teutônia, ancora salite per ricordare che non era facile e la fine
del brevet non era ancora vicina. La pasta asciutta e la Malzbier del pranzo
erano un po’ pesanti. Stavo attento alla direzione del vento e prevedevo vento
contrario dal PC-4 al PC-5. In questo tratto l’andamento fu buono. Arrivammo al
PC-4 e andai a fare visita al WC, fare rifornimento di acqua e mangiare alcune
banane.
Oramai
mancava poco, 38+16 km. Poco per chi viaggiava con una buona bici. All’inizio
della Linha Lenz fu possibile notare il vento e la salite, in generale corte,
ma con buone inclinazioni. In questo tratto incontrammo alcuni ciclisti di
Bagé, Heron e Pedro Regeri, che poi andarono più avanti. Raggiunsi una coppia
di Teutônia che seguivo camminando in salita. La moglie mi disse che restava
solo una salita fino a Languriu e poi un’altra sino al PC-5. Risposi che non
credevo più alle persone di Teutônia che mi avevano detto che questo tratto era
facile! Mi rispose che potevo pure credere perché erano principianti. La donna
mi chiese cosa occorreva per pedalare per 200 km con una simile bicicletta. Io
risposi: “1° - provare piacere a soffrire; 2° - essere abituato a soffrire”. Il
ciclista non mi permise di dire il 3° punto e mi disse: e avere completato la ParisBrestParis
2007. Risposi: “Avere esperienza aiuta molto, ma ogni brevet presenta le
proprie peculiari difficoltà.”
Restai
dietro, e solo, e a decidere se passare o no in hotel per visitare mia
moglie; non stava là, persi tempo e aggiunsi tre
isolati in più di camminata. Il percorso sino a Poço das Antas è buono e non ha
grandi salite, ma ognuna, anche se leggera, si trasformava in un sacrificio a
causa del vento contrario che non mi permetteva di prendere velocità. Sentivo
forte la mancanza di energia e arrivare al PC-5 fu il tratto più difficile. Lì
divorai una insalata di frutta e mangiai due pasticci. Bevvi un succo di frutta
e mi rifornii di acqua.
Il
personale del gruppo di chiusura del brevet mi stava raggiungendo. La mia
strategia di risparmiare tempo all’inizio del brevet si rivelò corretta, poiché
ora tenevo un tempo di riserva per l’ultimo tratto.
Il
tratto finale fu il più facile. Raggiunsi la mia amica di Passo Fundo (non so
il nome) che aveva perso il compagno di pedalata, dopo che aveva forato il
quinto pneumatico. Io non forai niente della ‘Brutosa’. Ahãn, o è fortuna, o è il
guidatore che funziona! Subito dopo incontrammo un gruppo di tre cicliste donne.
Le superai e aumentai il ritmo perché ero riuscito a lanciare bene la bici. Una
delle cicliste mi raggiunse per esaminare meglio la mia bici. Proseguii poi da
solo, pedalando bene con il vento favorevole. Non stavo male, ma il brevet non era
stato facile a causa del vento, delle salite, della bici e della mancanza di
preparazione. In questo ultimo tratto, potei aumentare la forza nel manubrio
anche perché, se per caso si fosse rotto il supporto, avevo un po’ di tempo a
disposizione per sostituirlo o per camminare sino all’arrivo.
Nell’ultima
salita, davanti all’hotel, feci un zig-zag. Davanti all’hotel e al luogo di
arrivo, la strada era sbarrata dalle auto che stavano lasciando l’hotel o caricando
le biciclette. Ho avuto difficoltà a trovare il posto esatto di arrivo, ma ci
arrivai prima delle ore 19,00. Non gioii e non passò molto tempo sinoalla
chiusura del brevet. Mia moglie stava lì e anche Moacir stava lì. All’arrivo
desideravo fare una foto ricordo con la bici, con la quale avevo pedalato il
brevet, ma furono tante le foto che furono poi fatte nella premiazione. Potei
approfittare poi di un caffè coloniale molto buono.
Dopo
il caffè dovetti pedalare ancora un po’ sino all’hotel, dove si trovava l’auto.
E’
stato un brevet molto ben organizzato ed è stato bello pedalare con una bicicletta antica e messa male, con una divisa tipica.
E’ stato divertente. Mi è rimasto il desiderio di ripetere questa prova con la
mia bici di lunga distanza, o con quella a cambio fisso. Udo completò il brevet
con una Barra Forte e Nicolas con una bici a cambio fisso.
Luiz
M. Faccin
ott.2013
Questa versione è stata fatta da Antonio Bianchi, su richiesta di Moacir S. Dal Castel. Grazie mille per questo regalo!
Um comentário:
Mas tá louco!!! Não parlo italiano!
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