segunda-feira, 21 de outubro de 2013

Relazione BREVET 200 Km – Teutônia 2013



06 ottobre 2013

La bicicletta
Un signore mi fece una proposta indecorosa: mi offrì una bici vecchia, arrugginita, in cambio di una nuova. Non era un buon affare, ma accettai. Pensavo di dipingere la vecchia bici Sieger con un colore azzurro calcina, o verde avocado per l’uso urbano. Ho sempre pensato di fare un brevet con una bici confortevole, con cerchio 28 e tubo della sella regolabile. In poco tempo, risolsi di portare la bici dritta in assetto da corsa, sostituendo le manopole, i pneumatici e il freno anteriore che non funzionava.


Venuto a conoscenza del Brevet 200 km di Teutonia, pensai di partecipare con questa bici. Era solo una idea, ma siccome pensavo di utilizzarla comunque per uso urbano, risolsi di effettuare in casa alcune prove. Fu necessario cambiare alcuni raggi della ruota anteriore, che non era possibile centrare, a causa della grande ruggine. Mi procurai anche un tubo sella da 24 mm, più lungo, in acciaio inox, per regolare l’altezza della sella. Montai una sella Brooks B-17, che usavo con un’altra bici, e feci alcuni percorsi urbani. Passai gli ingranaggi con liquido sgrassante, liberandoli della incrostazione ferruginosa.Fu necessario ingrassare la pedaliera interna e l’asse anteriore. Il cambio era danneggiato, a pedali fermi appariva un po’ troppo duro, meno male che ero abituato con il cambio fisso. Scoprii che il colore verde originale poteva essere in gran parte recuperato, con uso di Bombril e pulitore, e non avrei mai commesso il sacrilegio di rovinare l’originalità della ‘Brutosa’. Misi una camera d’aria di riserva attorno alla canna della sella, che risultava molto lucida e che contrastava con il resto di ferro vecchio. Fui obbligato a collocare una borsa da sella, senza perdere la originalità, utilizzando una Brooks marron, delle stesso colore della bici e della sella. Collocai anche il faro e le luci posteriori per uso notturno.
La ‘Brutosa’ era preparata, ma non io. Non stavo pedalando per niente e dovevo fare qualche allenamento se volevo percorrere i 200 km di Teutônia. Sabato 28 settembre andai a fare un giro notturno solitario. Senza conta chilometri, senza allenamento, senza conoscere la bicicletta, pedalai per 39 km in due ore, su un percorso quasi piano. Gli ultimi km furono crudeli, con il vento contrario, un po’ in salita e con il pneumatico posteriore sgonfio. Sentivo la ruota incollata all’asfalto e pensavo dipendesse dal peso. Scoprii il pneumatico forato quando si sgonfiò quasi del tutto, nel momento esatto in cui cominciò a piovere. Che lavoro cambiare la camera d’aria della ruota posteriore, in una bicicletta con parafango, con bagagliaio e leva del freno. Decisi di tornare a casa gonfiando il pneumatico ogni 500, 400, 300, 200,100, 50 metri e poi andando a piedi. Lasciai ferma la ‘Brutosa’ e rimasi pieno di dubbi e di paura sul tentare di percorrere, con questa bici, i 200 km. Il percorso di Teutônia presentava una salita forte, ma questo non mi preoccupava perché il camminare non è il mio debole. Nella notte del 04 ottobre non sapevo ancora con che bicicletta sarei andato, ma collocai un rinforzo nel parafango e un sigillante nei pneumatici. Non desideravo correre il rischio di non completare il brevet a causa di qualche foratura negli ultimi chilometri, che mi avrebbe fatto perdere tanto tempo. Avevo il timore di rompere la forcella e il supporto del manubrio, componenti deboli della ‘Brutosa’. Le ruote arrugginite e storte non mi preoccupavano, solo mi disturbavano.


Fu necessario uno schema speciale per collocare la bici nell’auto, senza dover smontare tutto. Nell’ultimo giorno applicai un altro accessorio nella bici, una targa numero 337 dell’anno 1956. I veicoli antichi meritano targhe speciali. Nella borsa sotto la sella, misi un supporto di riserva del manubrio, in caso di rottura.


L’uniforme
Decisi di approfittare del brevet in terra germanica indossando un vestire tipico germanico. A questo scopo comprai anche un cappello nuovo, piegabile, per metterlo nel bagagliaio della ‘Brutosa’. Siccome prevedevo di camminare molto, indossai scarpe da tennis Salomon nere. Prevedendo tempo caldo, sostituii le maniche lunghe conun giubbetto impermeabile MC David bianco, e fu una buona idea. Più sotto, al posto dei tradizionali pantaloni scuri, utilizzai bermuda da ciclista. Sotto la maglia con manica lunga, indossai una maglia da ciclista Teutônia Ciclismo. C’era qualche timore di trovare freddo nelle prime ore del mattino. 


 
Prima della partenza
Arrivai sabato pomeriggio a Teutônia e ne approfittai per fare un po’ di turismo con mia moglie, visitando Colinas, Imigrante e Daltro Filho. E’ stato molto bello conoscere l’antico Seminario e alcune strade del percorso.


Le delucidazioni di sabato furono molto utili, perché avevo qualche dubbio circa il percorso. Qualche gruppo arrivò in hotel alle ore 2.30 del mattino e fu svegliato per raggiungere la partenza alle ore 4.00. Come minimo è una mancanza di programmazione perché se uno pensa di riposare prima del brevet, è meglio partecipare alla presentazione della partenza e dormire poi nell’onibus. Il rituale di preparazione del corpo fu più lunga. Trattai i piedi con vaselina per evitare attrito nelle camminate. Nella pelle protettore solare. Nelle parti intime crema Chamois Adenosina.
Pedalai sino al posto di partenza e potei individuare già la difficoltà della salita nella partenza. Mi faceva paura la prima parte del brevet sino alla BR-386, strada che era prima pedalabile, ma diventava poi difficile. In discesa avrei dovuto frenare per evitare la mia morte in caso di rottura del supporto del manubrio.

O brevet
Partenza con banda musicale e con la presenza di molti ciclisti: sembrava di essere in un raduno ciclistico. Già nelle prime salite fu possibile percepire come sarebbe stato difficile pedalare i 200 km con una bici pesante, senza cambio. Ma all’inizio tutto è festa. 

Il mio programma era quello di pedalare il più veloce possibile, però senza affaticarmi più di tanto, per guadagnare un po’ di tempo che, ero certo, mi sarebbe stato utile più avanti. Ero convinto che il mio ritmo sarebbe calato nella parte finale del brevet e che sarei diventato lento nelle salite, che avrei fatto a piedi. Restando il più possibile davanti avrei avuto anche la opportunità di essere sorpassato e di incontrare molti più ciclisti durante il brevet.
Il percorso sui paralelepipedos fu tranquillo e ne approfittavo per scherzare con gli altri ciclisti che procedevano lentamente. Arrivarono le salite prima della BR-386 e ci volle forza ed attenzione perché c’erano molti ciclisti davanti a me ed era utile attaccare le rampe con la massima spinta possibile. All’inizio della salita la bici va bene, ma per raggiungere velocità è un sacrificio. In alcune salite fui obbligato a scendere dalla bici, ma arrivai al PC-1 in meno di 1h e 30 minuti. Nel PC-1 potei riempire le tasche con banane ed essere intervistato da qualcuno che pare fosse della Rete Globo. Lasciai il PC-1 accompagnato da alcuni ciclisti conosciuti, con i  quali potei pedalare e chiacchierare per un po’ di tempo. Tra di loro c’era Taled e Maiquel. Poco dopo fummo raggiunti da altri, tra i quali don Edson Menegazzi e il gruppo di Salto do Jacuì. Come avevo previsto, potei pedalare ed essere superato da molti ciclisti e questo brevet è stato molto speciale perché mi ha dato la possibilità di rivedere vecchi amici, che non posso citare perchè non ricordo il nome.
Il percorso della BR-386 fu tranquillo, nonostante alcune salitine che servivano tuttavia a rilanciare poi l’andatura. Alcune volte superavo dei corridori. Non trascuravola opportunità di canzonarli dicendo che io avevo una bici buona e forte, a differenza delle loro ‘scartine’ di carbonio. Era solo uno scherzo!
Rapida fermata per fare pipì, e via. Un’altra considerazione su questo brevet: nonostante le camminate effettuate per le salite, che furono molte, mi fermai poco.
Anche la strada fino a Colinas non presentò grandi difficoltà. A Colinas fermata nel PA – punto di appoggio alimentare della Prefeitura locale, con biscotti e tramezzini. Venne fatta una foto ricordo, magari per qualche commerciante di Sex Shop di Teutônia. 

Il percorso tra Colinas e Imigrante non è difficile, ma dovetti scendere alcune volte dalla ‘Brutosa’. Maiquel mi seguiva e fu una cosa buona perché avanzavamo conversando. Subito dopo Imigrante fummo sorpassati dal gruppo di don Edson Menegazzi, che pedalava davanti. Tentai di seguirli nel vuoto d’aria, ma il ritmo era un po’ troppo forte e preferii economizzare le energie. Avvisai Maiquel che sarei andato più lento dopo Imigrante e lui andò con il gruppo. Restai solo a pedalare. Dopo Imigrante la strada è bella e incontravo già i ciclisti che tornavano dal PC-2. Nelle salite più ripide, la camminata era più difficile con il caldo causato dalla camicia con manica lunga. I ciclisti con biciclette moderne ritornavano  veloci. Era possibile ascoltare il fruscio dei pneumatici sull’asfalto e lo spostamento dell’aria. Arrivando vicino al PC-2 pensavo già al ritorno e pensavo che avrei dovuto farlo ancora camminando.
Nel PC, vicino alla Chiesa, c’erano molti ciclisti e alcuni sembravano affaticati. Presi del succo, qualcosa da mangiare e decisi di non fermarmi troppo, anche se la conversazione era piacevole.


Arrivando nuovamente a Imigrante, presi la sinistra per iniziare la grande salita sino al Muro di Berlino. Subito dopo la curva, c’era una ragazza con un banchetto che serviva Frukito gelato  e barra di cereale, una scena della Paris-Brest-Paris. Era impossibile non ricordare senza saudades i francesi che, là in Francia, offrivano acqua, caffè e biscotti. All’inizio della salita c’era un cartello che segnava la pendenza accentuata. Mi sono fermato per fare una foto della ‘Brutosa’ sotto il cartello. 


Salita con camminata e caldo. Tutto a un tratto sentii il cuore battere forte e mi ricordai di bere molta acqua dalla riserva che tenevo nella schiena, e fu una iniziativa opportuna e importante. Camminavo conversando con altri ciclisti. Alcuni passavano pedalando, altri si fermavano o ricominciavano la pedalata. Un ciclista passò correndo (Luis Freitas). Gli chiesi se aveva intenzione di fare tutta la salita correndoe mi rispose: “Sì, ho già corso 18 maratone!” L’ho guardato mentre andava davanti correndo. Mi sentivo debole come camminatore. E’ buona cosa per ognuno poter usare con parsimonia le proprie forze. Non controllai il mio tempo di salita, ma non mi fermai.
Arrivammo al Muro di Berlino. Là, davanti al cimitero, c’era un’altra festa: offrivano Picolé Energético Sorvebom. Il picolé era buono, ma fu molto buono sentire l’animazione del proprietario della ditta che riceveva i partecipanti. Ci sono cose che non hanno prezzo, come il picolé, perchè era gratuito. 


Rota do Sol, a mezzogiorno, con il sole. Salita, ancora salita. La carica del picolé non durò molto, perché la fatica era grande. Non guardavo l’orario. L’intenzione era quella di arrivare al Ristorante Bolsoi, PC-3, km 112 del brevet, prima delle ore 14.00. Mi stavo prendendo senza energie e lo sforzo era grande; pensai di fermarmi per gustare uno stuzzichino che tenevo nello zaino, ma pensavo anche al piatto di pasta e alla Malzbier che avrei trovato a pranzo. Divorai le mandole e bevvi molta acqua con isotonico. Pedalai con alcuni altri ciclisti e ne sorpassai alcuni che erano più stanchi di me. Camminai in molte salite e non avevo più la forza per far girare rapidamente i pedali. Contavo i km chiedendo la distanza già percorsa ad altri ciclisti che mi sorpassavano in salita.


Arrivai finalmente al PC-3 e vidi subito l’auto di Moacir che era stata parcheggiata lì vicino. Fui contento di vedere che aveva accolto l’invito di don Menegazzi ed era là presente. Timbrai il cartellino e cercai un posto per stazionare la ‘Brutosa’. C’erano molti ciclisti e mi rinfrancai nel vedere che ero arrivato là alle ore 12,40. Potevo riposare un po’. Incontrai Moacir, o meglio egli mi venne incontro e mi fece alcune foto. Mi presentò sua moglie, che mi aiutò a prendere la Matzbier. Pranzammo insieme. Anche don Menegazzi stava là e facemmo una foto. Fui molto contento di incontrare questi amici. Incontrai Maiquel e riprendemmo a pedalare insieme. Raggiungemmo dopo una coppia di sposi, amici di Passo Fundo. La moglie mi disse che era rimasta un po’ seccata quando aveva notato che io mi trovavo davanti a loro, nel ritorno dal PC-2, ma ora stavamo insieme. Siamo stati un po’ di tempo insieme. In salita li sorpassavo e in discesa loro erano più veloci e si scherzava a ogni incontro.


A Boa Vista do Sul osservavo l’asfalto di buona qualità e i declivi, pensando di venire a scendere in skate. Arrivammo nuovamente alla Rota do Sol e subito dovetti scendere dalla ‘Brutosa’ a causa della salita. Ancora alcune salite lunghe e difficili prima di arrivare alla discesa della serra. In discesa fui obbligato a frenare. C’erano alcune buche e avevo paura per la forcella che vibrava  a causa del cerchio anteriore molto storto.
Westfalia, entrata per Teutônia, ancora salite per ricordare che non era facile e la fine del brevet non era ancora vicina. La pasta asciutta e la Malzbier del pranzo erano un po’ pesanti. Stavo attento alla direzione del vento e prevedevo vento contrario dal PC-4 al PC-5. In questo tratto l’andamento fu buono. Arrivammo al PC-4 e andai a fare visita al WC, fare rifornimento di acqua e mangiare alcune banane.
Oramai mancava poco, 38+16 km. Poco per chi viaggiava con una buona bici. All’inizio della Linha Lenz fu possibile notare il vento e la salite, in generale corte, ma con buone inclinazioni. In questo tratto incontrammo alcuni ciclisti di Bagé, Heron e Pedro Regeri, che poi andarono più avanti. Raggiunsi una coppia di Teutônia che seguivo camminando in salita. La moglie mi disse che restava solo una salita fino a Languriu e poi un’altra sino al PC-5. Risposi che non credevo più alle persone di Teutônia che mi avevano detto che questo tratto era facile! Mi rispose che potevo pure credere perché erano principianti. La donna mi chiese cosa occorreva per pedalare per 200 km con una simile bicicletta. Io risposi: “1° - provare piacere a soffrire; 2° - essere abituato a soffrire”. Il ciclista non mi permise di dire il 3° punto e mi disse: e avere completato la ParisBrestParis 2007. Risposi: “Avere esperienza aiuta molto, ma ogni brevet presenta le proprie peculiari difficoltà.”
Restai dietro, e solo, e a decidere se passare o no in hotel per visitare mia moglie;       non stava là, persi tempo e aggiunsi tre isolati in più di camminata. Il percorso sino a Poço das Antas è buono e non ha grandi salite, ma ognuna, anche se leggera, si trasformava in un sacrificio a causa del vento contrario che non mi permetteva di prendere velocità. Sentivo forte la mancanza di energia e arrivare al PC-5 fu il tratto più difficile. Lì divorai una insalata di frutta e mangiai due pasticci. Bevvi un succo di frutta e mi rifornii di acqua.
 Il personale del gruppo di chiusura del brevet mi stava raggiungendo. La mia strategia di risparmiare tempo all’inizio del brevet si rivelò corretta, poiché ora tenevo un tempo di riserva per l’ultimo tratto.
Il tratto finale fu il più facile. Raggiunsi la mia amica di Passo Fundo (non so il nome) che aveva perso il compagno di pedalata, dopo che aveva forato il quinto pneumatico. Io non forai niente della ‘Brutosa’. Ahãn, o è fortuna, o è il guidatore che funziona! Subito dopo incontrammo un gruppo di tre cicliste donne. Le superai e aumentai il ritmo perché ero riuscito a lanciare bene la bici. Una delle cicliste mi raggiunse per esaminare meglio la mia bici. Proseguii poi da solo, pedalando bene con il vento favorevole. Non stavo male, ma il brevet non era stato facile a causa del vento, delle salite, della bici e della mancanza di preparazione. In questo ultimo tratto, potei aumentare la forza nel manubrio anche perché, se per caso si fosse rotto il supporto, avevo un po’ di tempo a disposizione per sostituirlo o per camminare sino all’arrivo. 

 Nell’ultima salita, davanti all’hotel, feci un zig-zag. Davanti all’hotel e al luogo di arrivo, la strada era sbarrata dalle auto che stavano lasciando l’hotel o caricando le biciclette. Ho avuto difficoltà a trovare il posto esatto di arrivo, ma ci arrivai prima delle ore 19,00. Non gioii e non passò molto tempo sinoalla chiusura del brevet. Mia moglie stava lì e anche Moacir stava lì. All’arrivo desideravo fare una foto ricordo con la bici, con la quale avevo pedalato il brevet, ma furono tante le foto che furono poi fatte nella premiazione. Potei approfittare poi di un caffè coloniale molto buono. 


Dopo il caffè dovetti pedalare ancora un po’ sino all’hotel, dove si trovava l’auto.
E’ stato un brevet molto ben organizzato ed è stato bello pedalare con una bicicletta  antica e messa male, con una divisa tipica. E’ stato divertente. Mi è rimasto il desiderio di ripetere questa prova con la mia bici di lunga distanza, o con quella a cambio fisso. Udo completò il brevet con una Barra Forte e Nicolas con una bici a cambio fisso. 


Luiz M. Faccin
ott.2013
Questa versione è stata fatta da Antonio Bianchi, su richiesta di Moacir S. Dal Castel. Grazie mille per questo regalo!

Um comentário:

Rodyer Cruz disse...

Mas tá louco!!! Não parlo italiano!